“Questa volta è cominciato tutto dal groove”

 

Le canzoni sono venute dopo, è stato il ritmo a guidarci. E’ come se le melodie avessero bisogno di adagiarsi su una solida base.
A un certo punto, non so per quale motivo, la tastiera di Roberto era installata a casa di Filippo, e nel cuore della notte ci siamo trovati a suonare all’infinito un riff ipnotico e un po’ acido che sarebbe poi diventato Stars Spangling. Sono quelle notti in cui non riesci più a dormire elettrizzato dall’euforia e dal mistero dell’ispirazione.

 

Ricordo un pomeriggio di maggio appoggiato ad un muro paralizzato per un tempo indefinibile da uno giro di basso che stava prendendo forma nella nostra testa e forse anche in qualcosa che chiamiamo anima…o soul.

 

 

Il flusso di coscienza ci porta a Soul for Blood, e salta in mente Alexei chino su una chitarrina minuscola, o almeno così sembrava al suo cospetto, ad arpeggiare un’innocua progressione armonica che a nostra insaputa, e come per incanto sarebbe poi diventato l’inevitabile prezzo d’apertura del disco.

 

Pian piano intorno a degli embrioni ritmici nascevano delle canzoni, e questa volta ci siamo sforzati di lasciarle crescere, sbocciare e formarsi senza chiuderle tempestivamente, lottando contro la paura che si perdessero in un magma di improvvisazioni informi.

 

Così, a più riprese, e in modo artigianale siamo passati dalla pre-produzione digitale alla pre-produzione fisica (o meccanica). Mentre Alexei e Tommy cercavano gli incastri ritmici che dessero vita ai groove portandoli dal freddo digitale del Mac al sudore degli strumenti, Filippo, Stefano e Bobby cominciavano a intravedere gli intrecci melodici e vocali.

 

Quindi, ecco le prime architetture di basso e batteria di Camouflage, ed ecco le bozze delle inconfondibili trame di chitarre di Steve come su Hole in My Head, nonché lo spirito “metallo” che affiora in Triangular.

“Le canzoni prendono forma e…sostanza”

Difficile narrare in modo chiaro un processo creativo e produttivo, anche perché si fa affidamento sulle nostre fallaci memorie, ma sicuramente ad un certo punto dovevamo scegliere come incidere.

 

Si è cominciato facendo una registrazione live allo Studio 75 con l’idea che potesse essere un disco live, questo ci ha fatto capire che solo in parte lo poteva essere, e quindi la scelta è stata naturale: Cooper -l’uomo che sa far SUONARE i dischi!!

 

Si parte quindi registrando nello studio B alle Officine Meccaniche in un caldo inizio d’agosto. La sala è sufficientemente grande per darci la libertà di suonare come se fossimo dal vivo, senza dover pensare di essere in studio. Riusciamo perfino a riprodurre i feedback tanto cari a Stefano.

 

 

 

 

In quattro giorni buttiamo giù tutte le 12 tracce, di quei giorni rimangono impresse una manciata di istantanee: i delfini sul rullante di Alexei, lo strascicato e improvvisato Rhodes di Bobby sul finale di Hole in my Head una di quelle cose che solo lo spirito di una registrazione live può catturare), e il nostro coinvolgimento come hand-clappers nella produzione etnica di Mauro Pagani di cui purtroppo non abbiamo traccia audio o video, ma credeteci è tutto vero.

 

Buttate giù le basi ovviamente vanno fatte le voci e tutte le altre sovra-incisioni. Il grande Cooper ci mette e disposizione microfoni e attrezzature per incidere in autonomia prima di tornare da lui per i mix. Ed è così che parte l’avventura degli esperimenti vocali, la maggior parte dei quali vengono registrati nella nostra saletta in via Lombroso, ma per ottenere quel sapore live su Certainty and Disenchantment facciamo affidamento al poliedrico polistrumentista e produttore Pablo Quirici (Fiumi ed ex-Lato e Scanferlato), che nel suo studio di Bologna ci da una mano a tirar fuori esattamente quello che cercavamo.

 

Per i sax di Triangular, Machine Head Warning, Soul for Blood e Millions of Us che entra subito nello spirito dei brani e tira fuori la sua inconfondibile vena free jazz. La perfetta sezione archi dei Sur Sum Corda invece impreziosisce la ballata Dancing with Decadence.

 

 

Il resto lo fa Cooper che tra mille peripezie, oscillando tra casa sua e il San Pedro Studio, mette insieme tutte le tracce, emozioni ed onde sonore canalizzandole nei 12 brani che danno vita a Karisma.

 

 

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